ARTICOLI DI STAMPA

ARTICOLI DI STAMPA

Articoli di stampa di chirurgia maxillo-facciale sul Dott. Agostino Tel

DA IL GIORNALE DEL 26/02/2004
L'UOMO CHE PERSE LA FACCIA. RICOSTRUITO AL SAN MARTINO IL VOLTO DEVASTATO DI UN ASPIRANTE SUICIDA. IL CHIRURGO CHE HA SFIDATO IL FUCILE CON IL BISTURI

E' uno dei reparti di maxillo-facciale migliori d'Italia, ma anche uno dei più antichi, perché alle sue spalle, prima ancora che nascesse la specialità in chirurgia maxillo-facciale (istituita nel 1977) c'era il lavoro di uno dei grandi maestri della medicina genovese, il professor Torrielli.

Oggi è un reparto all'avanguardia, con sei medici, 15 posti letto e 600 pazienti all'anno. Nelle sue stanze vengono curate persone che hanno subito incidenti, sul lavoro, in macchina, ma anche sportivi (anni fa, proprio in queste sale operatorie, venne operato Miura, il giocatore giapponese che, appena arrivato nella squadra del Genoa riportò in una partita , numerose fratture al volto).

Ma non solo. Al maxillo-facciale si interviene essenzialmente su tre patologie - spiega il primario Agostino Tel, genovese, da sempre in questo reparto, dove entrò a soli 22 anni quando era ancora studente al quarto anno di medicina - si interviene sulla traumatologia grave, sui tumori del cavo orale e della faccia e sulle malformazioni del viso come, ad esempio, faccie allungate, brutte o asimmetriche.Ed è proprio quest'ultimo tipo di interventi il vero e proprio fiore all'occhiello di San Martino. Qui infatti tutto viene fatto senza spese per il paziente, con la copertura del Sistema Sanitario Nazionale. In altre città invece - conclude Tel - molti di questi interventi vengono effettuati in clinica, a pagamento.(...) occhi si legge la gratitudine verso chi lo ha salvato, verso la moglie che gli è sempre stata accanto, ma una grande serenità. A pochi mesi dalla tragedia, Umberto non prende più neanche gli antidepressivi, anche se è seguito da uno psicologo. E' il 15 novembre quando Umberto, solo in casa, si punta il fucile da caccia sotto il mento deciso a morire. Il colpo esplode mandando in frantumi il suo viso, ma Umberto sopravvive e, in piedi, aspetta la moglie che sta per tornare a casa. Poi la corsa in ospedale. Decine di pallini da caccia gli hanno dilaniato la pelle, distruggendo i tessuti molli, le ossa, penetrando in profondità. In un anno sono almeno due o tre le persone che scelgono il fucile da caccia per morire. Ma con i pallini non si muore. Ci si fa solo a pezzi - spiega Tel -. I pallini oltrepassano il palato e distruggono i tessuti molli e ossei che trovano sul loro cammino ma non oltrepassano la base cranica, per cui il paziente non muore quasi mai. Spesso questi pazienti perdono anche la vista perché il globo oculare scoppia, il signor Umberto è stato fortunato. L'esplosione di questi pallini infatti polverizza il mento, frantuma la mandibola e la mascella, porta via il naso. A Umberto restavano solo gli occhi e le orecchie infatti, su su quella lavagna cancellata di sangue e tessuti che un tempo erano il suo volto. Ricostruire qualcosa che non c'era più era il compito difficile di Tel e della sua equipe. L'intervento inizia già in pronto soccorso con un intervento d'urgenza, suturare le parti aperte , togliere i denti e i pezzi che non servono più. Poi si decidono le priorità. Umberto è stato operato il 5 dicembre, dopo varie terapie rianimative, e sottoposto a un delicatissimo intervento di ricostruzione facciale. Abbiamo ricostruito l'osso della mandibola con placche in titanio, ricostruito il labbro superiore e quello inferiore. Per ricreare il naso che non c'era più abbiamo creato uno scheletro metallico con una struttura in titanio poi ricoperta con pelle prelevata dalla fronte.

Un intervento lungo una vita, durato 8 lunghissime ore. Poi la convalescenza breve, solo 18 giorni, perché Umberto vuole e può passare le vacanze di Natale a casa con la sua famiglia. Oggi Umberto è di nuovo a Genova, per piccoli interventi di "rifinitura",per cercare di rendere meno evidente la cicatrice sul naso e migliorare l'aspetto e la funzionalità del labbro inferiore ricostruito. Mentre ne parla si legge nei suoi occhi l'ansia di tornare quello che era. La moglie sorride, standogli accanto, e raccontando come Umberto contasse i giorni che lo separavano dalla nostra città, da quell'Ospedale, il San Martino, che per lui aveva fatto un vero e proprio miracolo. Oggi Umberto non ha più l'ansia di vivere e il dolore, il tentato suicidio, il, fucile da caccia sono solo ricordi che appartengono al passato. Un lieto fine per fortuna per una storia tragica sì, ma umana e reale così reale che Umberto ne porterà per tutta la vita i segni sulla sua pelle. Una storia che però, per una volta, tra tante polemiche e brutture di malasanità, e di critica al più grande ospedale cittadino, valeva la pena di raccontare, perchè a Genova i miracoli hanno un nome, anche se chi li fa non è in angelo , ma un uomo in bisturi e camice.


L'UOMO CHE PERSE LA FACCIA.

DAL SECOLO XIX DI LA SPEZIA DEL 19/12/2005
COLPITO DA PALLETTONE ALLA GOLA, E' GRAVE.

Ha rischiato di morire dissanguato, colpito da un pallettone da cinghiale che, dopo avergli spappolato la mandibola si è conficcato nella gola. Adesso, dopo un delicato intervento chirurgico, è ricoverato nel reparto di maxillo-facciale del San Martino di Genova. Le sue condizioni sono molto gravi, ma non dovrebbe essere più in pericolo di vita. Il drammatico incidente di caccia è avvenuto ieri mattina in località Cota, una frazione di Pera di Carro. Un gruppo di amici di tutte le età era partito di buon mattino per andare a fare una battuta di caccia al cinghiale nei boschi del passo della Mola, una delle zone più impervie della provincia, ma ricca di selvaggina. Erano quasi le 10. Ad un certo punto la squadra si è imbattuta in un cinghiale di piccole dimensioni, del peso di una ventina di chili. Il più veloce, nonostante l'età, è stato un cacciatore di 70 anni che ha imbracciato la doppietta , e fatto fuoco sull'ungulato,uccidendolo all'istante con una raffica di pallettoni. Poi, simultaneamente, è iniziato il dramma: un proiettile ha preso una traiettoria strana colpendo uno dei partecipanti alla battuta. Roberto Maestroni, 39 anni, di Castello di Carro, è stato raggiunto in pieno volto - tra la mascella e la mandibola - ed è crollato a terra, in un lago di sangue. I compagni lo hanno subito soccorso, bloccandogli l'emorragia con fazzoletti e stracci. Per fortuna i telefonini cellulari avevano campo e così si è potuto fare intervenire immediatamente il 118. Se fossero stati in una zona non coperta dal segnale, sarebbe stata una tragedia. E' stata allertata una vera propria task-force dell'emergenza: Cai-Soccorso alpino, Delta 3 di Bugnato, vigili del fuoco e uomini del corpo forestale, militi delle ambulanze della zona. La carta determinante, quella che ha finito per salvare la vita del cacciatore, è stata l'impiego dell'elicottero Pegaso, partito dalla base di Massa. Portare via il ferito, a piedi, dalla macchia boschiva, sarebbe stato lungo un'eternità. Prima di arrivare nella zona i soccorritori avevano dovuto percorrere quindici minuti solo per arrivare al luogo - già disagevole -dove i cacciatori avevano lasciato i fuoristrada e fatto il campo base. Poi altri 40 minuti in mezzo ai boschi e ai rovi per giungere dov'era Roberto Maestroni. Una zona talmente intricata (ad 800 metri d'altezza, dentro un canalone) che vigili e corpo corpo forestale hanno dovuto creare un varco artificiale, tagliando alcune piante per permettere all'elicotttero di "verricellare" - ovvero calare una fune e issare a bordo - il ferito disteso su una speciale barella e portarlo poi al San Martino. E' stata determinante anche la professionalità dei soccorsi del 118 e del Cai. Maestroni era rimasto sempre cosciente, pur soffrendo dolori atroci. Così hanno subito provveduto a sedarlo. La temperatura , -2 e il freddo hanno contribuito a rendere ancor più difficoltose le azioni del 118 e di tutta la task-force. Poco dopo le 11.15, comunque, il ferito rea in volo verso Genova. Al San Martino è stta allestita la sala operatoria per il delicato intervento maxillo-facciale che è durato ore ma è perfettamente riuscito. Le sue condizioni sono ancora gravi, la prognosi è sempre riservata ma il peggio per Roberto Maestroni dovrebbe essere passato.

COLPITO DA PALLETTONE ALLA GOLA

DAL SECOLO XIX DI GENOVA DEL 29/01/2007
SAN MARTINO, C'E' UN REPARTO CHE RIDA' IL SORRISO

Alla maxillo-facciale in un anno vengono eseguite circa 600 operazioni. Il caso di Andrea, il ragazzo volato dal quinto piano.

Andrea ha superato bene quel momento. Ha ricominciato a vivere, e ora vorremmo solo che gli rimanesse alle spalle per sempre. A un mese dal terribile incidente, dall'incubo, la voce dei genitori

di Andrea R è ancora piena di dolore, ma anche di speranza per una vita davvero ricominciata grazie a un destino cattivo, sì, ma non al punto di cancellare tutto, e soprattutto grazie alla professionalità di un'equipe di medici che non si trova chissà dove, ma semplicemente al San Martino. Era il 17 dicembre e Andrea R., autotrasportatore di 24 anni, si trovava sul terrazzo di casa, in via Cellini, dove abitava da alcuni mesi con la sua compagna. Forse per stendere una giacca, forse per eseguire un piccolo lavoro di manutenzione, a un certo punto perde l'equilibrio e cade nel vuoto.Dieci metri, un volo mortale se ad attutirlo non ci fosse stato il parabrezza di un'auto parcheggiata. I soccorsi arrivano in fretta, e al San Martino capiscono subito che ogni istante è prezioso.E qui, grazie ai medici di più reparti, inizia la difficile risalita.Si parla sempre di malasanità, sui giornali, ma non di esempi perfetti come questo - dice Agostino Tel, primario del reparto di chirurgia maxillo-facciale -perfetto fin dall'intervento del 118, perché tutto è stato fatto in fretta e bene, e ora questo ragazzo può tornare a immaginare un futuro. Tutto insomma è sincronizzato alla perfezione. Andrea arriva in ospedale con la milza spappolata, due gomiti rotti e il viso massacrato da diverse fratture e contusioni. In Chirurgia d'Urgenza gli viene asportato l'organo danneggiato.Il 29 subisce un terzo intervento in Ortopedia per ricomporre le fratture alle braccia.A metà gennaio Andrea torna a casa, può parlare e iniziare ad affrontare la riabilitazione. L'operazione di ricostruzione del viso è stata eseguita proprio dal professor Tel: sei ore e mezza d'intervento per ridurre le fratture a mandibola e mascella, sostanzialmente per ricostruire lo scheletro facciale.Per fortuna tutto è andato per il meglio-dice il primario - e sappiamo che il ragazzo sta recuperando bene.

In questo reparto al quinto piano del padiglione specialità del San Martino, in un anno vengono eseguite circa 600 operazioni. Casi critici come quello dell'autotrasportatore di San Fruttuoso non sono così frequenti, ma qui arriva davvero di tutto comprese le vittime di aggressioni, ci occupiamo di persone che hanno gravi difetti alle ossa del viso - spiega Tel - le operiamo perché riprendano a respirare correttamente, perché tornino a masticare con facilità, perché un'imperfezione allo zigomo non consente all'occhio di chiudersi. Il più delle volte , ad accompagnare il risultato chirurgico, arriva quello psicologico di sentirsi più belli.

A distanza di mesi al professore del San Martino, allievo dell'illustre professor Franco Torrielli - già 25 anni fa arrivavano nel suo reparto per interventi al viso persone da tutta Italia - giungono ancora sms di ringraziamento dai suoi pazienti, c'è chi addirittura manda fotografie, presenti,lettere. Segnali tangibili di un rapporto che, alla fine,va ben al di la dell'aspetto sanitario - scientifico. Del resto, da quando è primario (cioè dal 2002), Tel s'è posto un particolare obbiettivo cioè consentire a chi vive a Genova di non dover andare altrove, per trovare il meglio.Per questo ha frequentato master internazionali per portare qui tecniche all'avanguardia, per questo oggi il suo reparto è uno dei pochi in Europa dove viene eseguito uno speciale intervento alla mandibola che consente, a chi non può, di tornare a masticare. Per questo più di cento chirurghi si sono riuniti nell'ottobre scorso per analizzare non i successi, ma "gli insuccessi e le complicanze della chirurgia maxillo-facciale".

In questa materia ci vuole coraggio,ben consapevoli che talvolta si può sbagliare - conclude Tel - ma la soddisfazione, mi creda, non è quella di far carriera o di diventare famosi. Bensì quella di veder nascere un sorriso da un volto che ne era stato privato.


SAN MARTINO, C'E' UN REPARTO CHE RIDA' IL SORRISO

DAL SECOLO XIX DI GENOVA DEL 24/04/2007

ADAILTON IN CAMPO FRA 20 GIORNI

Genova. Il Principe è tornato. Un paio di occhiali per ripararsi dal sole e un cerotto sul sopracciglio sinistro sono per Adailton gli unici residui del terribile scontro del 6 aprile con il ginocchio di Paolo Ponzo. Venerdì scorso Agostino Tel, primario del reparto di maxillo-facciale dell'ospedale San Martino di Genova, lo ha visitato e gli ha tolto i punti dopo l'intervento chirurgico. E Adailton è già tornato in campo. Sabato il primo assaggio, accompagnato da De Rosa, ieri il bagno di entusiasmo da parte dei tifosi al Pio XII. Un sorriso, un cenno di ringraziamento con la mano e il mancino, ormai figlio adottivo di Verona, ha inanellato giri di campo. La gamba c'è, il piede anche. Ottimista anche il medico del Genoa Lucio Genesio. Preso in consegna da Tullio Gritti, uno che di attaccanti ne sa molto, Adailton si è divertito anche con il pallone. La pubalgia che lo ha tormentato nei primi mesi dell'anno è per fortuna in solaio. Questo ulteriore stop potrebbe aver ulteriormente collaborato al pieno recupero, ma l'attenzione di tifosi e degli addetti ai lavori si è concentrata sulle attuali condizioni dell'attaccante che resta il cannoniere della squadra con nove reti. E Ada ha dato spettacolo con i soliti tocchi vellutati. Stop, dribbling e conclusioni dal limite hanno rassicurato sullo stato di forma del giocatore.

"Sta bene e non ha problemi di sorta - ammette Agostino Tel, il luminare che lo ha preparato e preso in cura - La guarigione di Adailton sta proseguendo in maniera rapida e soprattutto secondo i tempi. Per quanto mi concerne entro la metà di maggio è pronto per rientrare in campo. Anche senza maschera protettiva. Eccola lì l'altra bella notizia del giorno: Adailton si avvicina al rientro e soprattutto senza maschera. Se il Genoa vorrà - spiega Tel -sono a disposizione per essere vicino al giocatore nel momento del ritorno in campo. L'eventuale suo problema è a livello psicologico. Intanto Paolo Ponzo, il giocatore della Spezia protagonista involontario dell'incidente, ha telefonato ad Adailton per sincerarsi delle sue condizioni e soprattutto per augurargli un pronto rientro in campo, che possa coincidere con il gol promozione.


ADAILTON IN CAMPO FRA 20 GIORNI

DAL SECOLO XIX DI GENOVA DEL 25/09/2007
VICKY RITROVA IL SORRISO, ADESSO NON DOVRA' PIU' NASCONDERE IL VOLTO

La giovane ugandese, sfigurata da un proiettile, è stata operata dal primario della maxilofacciale del San Martino,Agostino Tel

La storia di Vichy è di quelle che è sempre bello raccontare.Ora lo potrà fare anche la protagonista, che non dovrà più nascondere ai suoi figli l'orrore di un tragico vissuto. Con la mano, com'era solita fare da troppo tempo.

Vichy non aveva più un occhio. A portarglielo via l'assurda guerra dell'Uganda, quella che recluta bambini e bambine strappandoli alla vita. A restituirglielo una bella vicenda di solidarietà e amicizia. E' stata la Comunità di Sant'Egidio, a portare in Italia Vichy. E' stato l'ospedale San Martino a ridarle il sorriso e la voglia di vivere. La direzione sanitaria dell'ospedale non poteva accettare il ricovero della ragazza, perché non autorizzato. Poi è spuntato un documento firmato dalla Regione Liguria, con l'assessorato alla Sanità che si impegnava a sostenere oneri e onori di aprire una nuova strada di solidarietà tra Africa e Italia. Il 2 luglio del 2007 Vichy Adoch è stata operata da Agostino Tel, direttore della Struttura complessa di Chirurgia Maxillo Facciale del San Martino.A donare la protesi oculare servita a ricostruire l'orbita dell'occhio danneggiata, invece, è stato il dottor Vincenzo Maione .

Grazie a questi sforzi (lodevole e incessante quello di Sergio Casali, responsabile del progetto per la Comunità di Sant'Egidio) per superare costi e burocrazie, Vichy non è più costretta a tenere nascosta una parte del viso.

Vichy Adoch è ina delle prime bambine soldato uscite dall'Africa.

E' arrivata a Genova insieme con la sua amica Eunice Apiyo (operata poi in un'altra città), che non ha combattuto nei boschi dell'Uganda, ma a diciotto anni ha visto cose che noi nemmeno in una vita. Sono venute per guarire dalle ferite della guerra.Vichy è stata prelevata a scuola dai guerriglieri del "santone"Kony. A dodici anni ha ucciso una persona.

Qualche tempo dopo è stata lei a essere colpita: un soldato regolare le ha sparato trafiggendole il collo. All'inizio non sorrideva e non parlava - spiega il dottor Agostino Tel - noi tentavamo di spiegarle cosa le avremmo fatto, come avremmo operato, ma lei non rispondeva e si limitava a guardarci. Dopo l'intervento chirurgico, quando si è vista la prima volta, ha cambiato espressione e

non ha più smesso di ringraziarci. Perché ora può guardare negli occhi i propri bambini, prima non riusciva a farlo senza coprirsi l'occhio con una mano. Ora Vichy è di nuovo in Uganda. A ricostruire la sua vita. A iniziarla veramente.


VICKY RITROVA IL SORRISO, ADESSO NON DOVRA' PIU' NASCONDERE IL VOLTO

DAL SECOLO XIX DI GENOVA DEL 10/05/2009

IL "MAXILLO" DEL SAN MARTINO UN ESEMPIO DI BUONA SANITA'

La scorsa settimana, a causa di un serio incidente domestico, mio figlio Antonio è dovuto ricorrere alle cure del reparto maxillo-facciale dell'Ospedale San Martino di Genova. Come per tanti cittadini, le mie precedenti esperienze con la sanità pubblica non sempre sono state felicissime

e proprio per questa ragione desidero sottolineare come, nella circostanza, abbia avuto invece l'opportunità di incontrare professionalità, competenza,efficienza, passione per il proprio lavoro e calore umano. Dal primario, dottor Agostino Tel, agli altri medici del reparto, agli anestesisti, al personale infermieristico, ho visto tutti quotidianamente impegnati ad alleviare le sofferenze dei pazienti cercando di unire all'azione sanitaria, accompagnata da opportune spiegazioni mediche sempre fornite con chiarezza e garbo, anche la solidarietà di un sorriso sdrammatizzante e di un incoraggiamento che in certi momenti possono valere assai più di altre cure. Ho così potuto prendere atto che anche in questa nostra criticatissima Liguria la buona sanità esiste eccome e il maxillo-facciale del San Martino ne è un caso da portare ad esempio.


IL

Potete contattare il dott. Agostino Tel, per consulenze e visite specialistiche, al numero +39 347 0723029

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